La Pro loco Cergnago presenta la XXV SAGRA DEL RISOTTO - III EDIZIONE DELLA RIEVOCAZIONE STORICA: PALIO DEL BOVE GRASSO, IN OCCASIONE DELLA SOTTOMISSIONE DEL FEUDO DI CERGNAGO AL CONTE FRANCESCO SFORZA.
LA MANIFESTAZIONE HA IL PATROCINIO DI: COMUNE DI CERGNAGO PROVINCIA DI PAVIA Sistema Turistico LOMELLINA REGIONE LOMBARDIA - Culture, Identità e Autonomie della Lombardia.
P R O G R A M M A 2006
- GIOVEDI’ 14 SETTEMBRE - Apertura sagra
ORE 20,00- CENA Serata danzante con MAURO ORCHESTRA
- VENERDI’ 15 SETTEMBRE
ORE 20,00 - CENA Serata danzante con MAURO ORCHESTRA ORE 22,00 – Esibizione del gruppo TWIRLING VIGEVANO
- SABATO 16 SETTEMBRE
ORE 20,00 – CENA Serata danzante con MAURO ORCHESTRA
- DOMENICA 17 SETTEMBRE
ORE 12,30 – PRANZO ORE 15,00 – Inizio RIEVOCAZIONE STORICA: PALIO DEL BOVE GRASSO e SOTTOMISSIONE DEL FEUDO DI CERGNAGO A FRANCESCO SFORZA DAL CASTELLO: partenza del CORTEO STORICO (PALIO DELLE CONTRADE DI VIGEVANO) Ore 15,30 al CENTRO POLISPORTIVO: CERIMONIA DI SOTTOMISSIONE GIOSTRA DI CAVALIERI per la disputa del PALIO DEL BOVE GRASSO tra le quattro Contrade del Borgo (Gruppo storico ANTICO BORGO MANZOLA) Esibizione di CHIARINE e dei TAMBURINI del PALIO DELLE CONTRADE DI VIGEVANO ORE 17,00 - Distribuzione gratuita del famoso Risotto con i funghi di Cergnago ORE 20,00 – CENA Serata danzante con MAURO ORCHESTRA
Per tutta la giornata saranno presenti: - Nelle vie del Paese: RIAMBIENTAZIONI DI ANTICHI MESTIERI E DI USI E COSTUMI D’EPOCA - Al Centro Polisportivo:
N.B.: LE CENE E IL PRANZO si terranno presso il CENTRO POLISPORTIVO (TENDONE AL COPERTO) anche in caso di maltempo
Prenotazioni ai numeri: 0384.43355 347.6028658 dalle ore 9,00 / 13,00 e dalle ore 16,30 / 22,00
Ebbene sì: sono ben venticinque volte che ogni anno, la TERZA DOMENICA DI SETTEMBRE, la Lomellina e varie zone limitrofe hanno un appuntamento fisso con il RISOTTO, elemento predominante nella omonima e tradizionale sagra organizzata a Cergnago dalla PRO LOCO. Dal giovedì sera sino alla domenica, sono parecchi i momenti gastronomici dove si può degustare e apprezzare il piatto caratteristico della nostra zona cucinato in vari modi, ma soprattutto con i funghi dei boschi di Cergnago, reminescenza forse, dell’antica selva di cui si hanno notizie da epoche lontanissime. A tal proposito è giusto ricordare che il riso fu introdotto nel ‘400 da Galeazzo Maria Sforza in questa pianura paludosa del ducato, corrispondente alla Lomellina. Il cereale diventò la base dell’alimentazione dei contadini che lo cucinavano con tutto quanto avevano (prezzemolo, biete, cipolle, fagioli, verza, rape, ecc.): lo consumavano anche come dolce e se scarseggiava la farina di grano serviva per fare il pane (pan risin).
Ed è anche il terzo anno che affondiamo le radici in questo periodo storico in cui anche la Lomellina fu dominata, con Pavia e Vigevano, dalla dinastia Visconti-Sforza. Sta diventando altrettanto tradizionale la rievocazione di episodi della storia sforzesca accaduti nella nostra zona e nel Feudo di Cergnago. In questo modo manteniamo vive le tradizioni più antiche e diamo una dimensione culturale alla rivisitazione del nostro passato, valorizzandone l’importanza. Già all’epoca dei Comuni, Cergnago e la Lomellina erano parte del Contado di Lomello e seguivano le sorti di Pavia, rimanendo separati da Milano. Nel 1213, i Milanesi, in guerra con Pavia, penetrarono in Lomellina dando inizio ad un lungo periodo di devastazioni in tutto il territorio. Nel 1359 con i Visconti, Pavia e le nostre terre furono unite a Milano e da qui si ebbero anni di pace e prosperità. Nel 1362 in Pavia edificarono il castello, racchiudendovi una chiesetta detta Santa Croce dei Cergnaghi: questa chiesa era patronato di una famiglia che aveva origine da Cergnago. Nel 1447, alla morte di Filippo Maria Visconti, Francesco Sforza gli succede nella Signoria di Pavia. Il 28 settembre 1447, FRANCESCO SFORZA è accampato a San Colombano per ricevere la Città di Pavia e poi man mano tutti i territori di Lomellina. A questo avvenimento parteciparono tutti gli ambasciatori del territorio, tra cui anche ALBERICO MALETTA, Conte Palatino, SIGNORE DI CERGNAGO e Cittadino Pavese. Quale ambasciatore e consigliere ducale, svolse numerose mansioni per conto di Francesco Sforza in Italia e all’estero. Si guadagnò le simpatie di Alfonso d’Aragona permettendo di riallacciare i rapporti tra i due Stati. Un altro grande successo del Maletta fu il compimento della missione in Francia, durante la quale Luigi XI concesse al Duca di Milano il feudo di Genova e Savona (fine 1463). Fu, tra i consiglieri ducali, uno tra i più ascoltati. Nel 1435 sposò MARGHERITA CUSANO, figlia di Biagio, importante mercante milanese. Morì nel 1466 nel suo castello lomellino di Campalestro. Lasciò alcune figlie e due maschi, Girolamo e Pietro Maria, che subentrarono nei suoi feudi.
SOTTOMISSIONE DEL FEUDO DI CERGNAGO A FRANCESCO SFORZA
Alberico Maletta, prima della sottomissione di Pavia e degli altri territori che avvenne a San Colombano, riceve Francesco Sforza a Cergnago in una giornata di caccia e di grandi festeggiamenti alla presenza dei Signori BELOCCHI e LUNATI con rispettive consorti, di tutti i nobili e la popolazione del Feudo. Il campo attorniato da boschi e filari di piante dove si svolge la nostra rievocazione storica, richiama una delle caratteristiche che la campagna lomellina ha sempre avuto: infatti, già dal Medioevo si hanno notizie dell’esistenza della SELVA che si estendeva sulle rive dell’Arbogna da Valeggio fino al Ticino, comprendendo anche Cergnago. Francesco Sforza, la moglie Bianca Maria Visconti, Agnese del Maino, madre della Contessa e tutti i dignitari di Corte, vengono accolti nel Feudo dal Signore Alberico Maletta, tutti i nobili e il popolo al rullio di tamburi e squilli di chiarine. Come d’uso, alle danzatrici sono affidati i riti propiziatori all’avvenimento prima della lettura solenne dell’ATTO DI SOTTOMISSIONE DEL TERRITORIO DI CERGNAGO. Ed ora può iniziare la grande festa in onore di Francesco Sforza: la giornata è dedicata a battute di caccia con i falchi, agli spettacolari lanci di frecce degli arcieri, ai tornei che i nobili dedicano alle dame. Alberico Maletta, al termine della giornata, non mancherà di offrire a nobili e popolani un assaggio del prelibato piatto che nel suo Feudo si usa cucinare: il RISOTTO.
Il Palio del BOVE GRASSO
Il Palio del BOVE GRASSO consiste in una GIOSTRA DEI CAVALIERI a difesa dei colori delle QUATTRO CONTRADE del Borgo, che sono: - CASTELLO con il colore rosso - BURIO con il colore verde - CAVÓN con il colore blu - MADONNINA con il colore bianco
La contrada il cui cavaliere si aggiudicherà la vittoria, avrà il privilegio di consegnare, a nome dell’abate di Erbamara – padre DOMENICO BALDASSARE SACCO – I 50 DUCATI D’ORO PER L’ACQUISTO DEL BOVE GRASSO PER IL NATALE DI FRANCESCO SFORZA e custodirà per tutto l’anno, fino alla prossima festa, lo stendardo del FEUDO.
La tradizione del BOVE GRASSO
Era già uso dei Visconti festeggiare il Natale con il BOVE GRASSO, che veniva procurato con l’offerta di 50 ducati donati dai Priori e Abati dei vari monasteri del territorio. La tradizione è mantenuta anche da Francesco Sforza, il quale indirizza una delle sue missive al Priore di Mortara e ad una lunga serie di ecclesiastici, chiedendo appunto il versamento di tale somma. (Registri delle missive a cura di Carlo Paganini, Patr. Ist. Lombardo Accademia di Scienze e Lettere: Registro n. 2, missiva 744). Tra i destinatari c’è anche l’Abate di San Pietro D’Erbamara (abbati Sancti Petri de Herbamata): ecco perchè, nella nostra RIEVOCAZIONE, approfittando della visita di Francesco Sforza per la sottomissione del territorio, la festa culmina con LA DISPUTA del Palio del BOVE GRASSO per aggiuducarsi il privilegio di consegnare direttamente al Conte il contributo dell’Abbazia d’Erbamara. _________________________________________________________________________________ UN PO’ DI STORIA…
La storia di Cergnago è strettamente legata all’ABBAZIA D’ERBAMARA , che sorgeva nelle vicinanze della tenuta agricola di Campalestro. L’ABBAZIA DI SAN PIETRO D’ERBAMARA è una delle più antiche: se ne parla già nel 1150 nel libro dei censi scritto da Cencio Camerario annoverandola tra quelle tributarie della Sede Apostolica. In anni successivi dipende dalla Congregazione dei Monaci di Vallombrosa che vi restano fino alla sua decadenza , avvenuta verso la metà del XVII secolo. Attorno all’Abbazia vivevano molte famiglie di agricoltori, al punto da potersi costituire in Comune autonomo e ciò forse rimase fino al periodo napoleonico, epoca in cui gli atti dell’Imperatore sono tutti indirizzati al Sindaco di Cergnago ed Erbamala. Con l’avvento della Repubblica Cisalpina i beni del monastero d’Erbamara vengono incamerati e passati alla famiglia Plezza: dell’Abbazia non sono rimaste né mura né fortificazioni e si ha notizia di una chiesa abbaziale distrutta dall’Agogna verso la fine del ‘600. Il Feudo di Cergnago fu retto dapprima dalla nobile famiglia dei LOMELLINI di Carmagnola col titolo di Contado (ecco perché i nobili Lomellini si chiamarono Conti di Cergnago). A questi succedettero i MALETTA che dominarono Cergnago per qualche secolo: erano una famiglia di antica nobiltà mortarese che si distinse specialmente negli studi giuridici e, probabilmente, nel secolo XV, per grandi meriti diplomatici e politici, i suoi membri poterono effigiarsi dell’ambito titolo di CONTE PALATINO. Contemporaneamente alle proprietà dei Maletta, a Cergnago troviamo anche quelle dei BELOCCHI e dei Marchesi LUNATI. Da un documento dell’anno 1665 si apprende che, il ramo diretto della famiglia Maletta si estinse con la morte avvenuta in Spagna di Francesco, il quale non lasciò prole. Il nome dei Maletta si affianca a quello dei PLEZZA di Mortara, con personaggi illustri quali Bernardino Maletta Plezza e, soprattutto, il figlio Pietro Maria, filosofo e insigne medico per poi diventare solo famiglia Plezza.
|