Da Settembre 2004... |
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Editoria: Com'era bella la mia Lomellina
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Lomellina. Incanto lombardo fermo nel tempo, affascinante da sempre. Immobile, in un'atmosfera che riscalda il crogiolo dell'operosità e dell'amicizia. Lì, avvolto nelle coltri nebbiose, tra il sommesso lavorio delle risaie, nello specchio magico della loro quieta superficie protetta da maestosi filari di pioppi, si legge il mondo. Il mondo filtrato dalla quotidianità di gente comune in situazioni comuni e perciò personaggi esemplari poiché pur nella loro autenticità rappresentano caratteri tipici in circostanze tipiche, aderenti ai problemi del nostro tempo. Giuseppe Ariino, figlio di quella terra, ne coglie le fragranze e i fragori dal palcoscenico, ridotto ma definitivo, della sua Castelnovetto, a ridosso di Mortara: da quegli spazi, da quei silenzi, da quella quiete ancestrale che sul far della sera ancora sa placare i fracassi del giorno.
Parlare della sua terra e della sua gente non è tuttavia per Ariino narrare di una privilegiata nicchia, non è separare dal resto dell'umanità, e tantomeno un distinguere. Ariino non pone confini: raccoglie la voce dell'ascolto che parla di fatti, di persone, di esperienze. Ciò che egli sa cogliere e narrare sono episodi di vita che sottendono impalpabili significati di uno sguardo, in un gesto e così catturano e trasmettono il flusso altrimenti inafferrabile di emozioni e sentimenti. Come in tutte le sue opere precedenti, in versi o in prosa, anche questo "Com'era bella la mia Lomellina" persegue l'intento di raccontare il proprio vissuto, il vissuto dell' Autore, affinché un Uomo possa offrire ad altri Uomini un termine di paragone dal quale trarre utili indicazioni per evitare l'errore o porvi rimedio; oppure, semplicemente, per offrire il conforto di un'esperienza a chi quell'esperienza sta per la prima volta coinvolgendo. E come tutto ciò che prende corpo dalla sua penna, anche lungo tutto il percorso di questo racconto resta inalterato l'intendimento di comprendere, innanzitutto, e poi comunicare. La morale di Ariino non esce dagli alambicchi di teorie filosofiche, scaturisce dalle persone e dalle cose. Si tratta di un romanzo-verità che è simbolo di una stagione forse passata, ma è certamente testimonianza di un'ideale età dell'oro, di un patrimonio genetico dell'umanità sopito ma non estinto, del quale è possibile dar conto attraverso la memoria. Da quale parte del proprio vissuto, che cosa collega la capacità di nar- rare esperienze significative all'esperienza di sé? Come era bella la mia Lomellina nasce dall'esperienza di un amore stroncato, la morte di Adelaide, moglie di Giuseppe. Quando egli si accinge a scrivere gli siede affianco l'evanescente figura di Adelaide, che pur essendo meno di una realtà corporea è ben più di un semplice ricordo: è un'entità alla quale lui può rivolgersi, è una presenza o un'assenza che si condensa in una sostanza che per Giuseppe può solamente cristallizzarsi nel futuro e perciò altro non è se non un'aggiunta di tempo allo stare insieme. |
Ultimo aggiornamento (
venerdì, 03 dicembre 2004 ) |
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Internet time (by feuerpfeil) |
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Saggezza popolare |
Beata la männ ch' m'na dà incö, ch' m'na dia anca dumann
Beata la mano che è generosa oggi, che lo sia anche domani |
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