L'Albero di Natale e l'usanza di addobbarlo celano in sè una molteplicita di significati e valori, di cui alcuni ancestrali. Si può far risalire il culto dell'Albero alle popolazioni celtiche ed ai loro antenati.
I druidi, come altre etnie della Mittleuropa tra età del bronzo ed età del ferro, erano animisti e, dunque, veneravano animali, vegetali e fenomeni naturali. In particolare, celebravano l'Albero della Conoscenza in quanto fecondatore della cultura e del Sapere tra gli uomini. Secondo i culti animisti di queste popolazioni, l'elemento arboreo si legava anche al concetto di Albero della Vita. Esso era celebrato in alcuni periodi significativi dell'anno: quelli che noi identifichiamo con gli equinozi - primaverile ed autunnale - e con i solstizi - estivo ed invernale -. Pertanto, proprio il Solstizio d'inverno, era un momento particolarmente caro a tali genti. Tra il 22 ed il 25 dicembre, essi celebravano una festività detta Yule, antesignana del Nostro Natale. Infatti, poichè queste giornate sono le più buie dell'anno, nel emisfero in cui si trova l'Europa, i celti tentavano di propiziarsi la divinità solare, in quanto fecondatrice della Madre Terra. Tentavano di ridestarla dal torpore invernale, attraverso una serie di rituali, in cui l'elemento arboreo era protagonista, in veste di elemento maschile, dunque Fallo Universale. Essi, così, erano soliti bruciare un'albero, nello specifico un pino poichè resinoso e quindi molto infiammabile. La sua luce celebrava e ingraziava il ritorno del Sole, ma anche commemorava la Luce in quanto Sapere, illuminazione per le menti umane. Addirittura alcuni studiosi hanno derivato il termine Cultura da Culto della Luce. Secondo l'etimologia da loro ricostruita, nel termine Cultura si trova la sillaba -ur-, nome con cui i Celti chiamavano la Luce divina (Ur). La centralità dell'albero come elemento antropogonico e cosmogonico si trova anche tra gli Indiani, i Persiani, gli Scandinavi ed i Sassoni. Altri studiosi hanno osservato la forma degli abeti, concludendo che la loro chioma ricorda la lettera A. Pertanto, hanno ritenuto non casuale la tradizione delle antiche popolazioni europee, secondo cui la giornata del solstizio invernale era dedicata al culto di questo albero. L'Abete presso queste genti simboleggiava la nascita di tutte le cose. Dunque, i concetti di Luce e Nascita erano considerati fondamentali per il valore simbolico che le popolazioni celtiche attribuivano alle giornate di fine dicembre. Ma tali concetti sono in parte restati anche nella cultura delle genti di tradizione greco-romana, romana-paleocristiana e cristiana. Esiste un legame concettuale diretto tra albero e legno della Croce di Cristo. Quest'ultima nell'iconografia di molte catacombe e battisteri paleocristiani è rappresentata come il legno che fiorisce e che fruttifica. Inoltre, per la cultura e la tradizione religiosa delle ultime due, la nascita di Gesù avviene proprio il 25 dicembre -Natale-; inoltre, essa è anticipata dalla Luce della Stella Cometa. Infine, nella cultura cristiana, la divinità può essere identificata anche dalla Luce. Con il trascorrere dei secoli, nonostante la Chiesa Romana non abbia enfatizzato il Culto dell'Albero, tuttavia ne resta qualche traccia significativa. Per esempio, verso il secolo XI, nel Nord Europa, si diffuse l'abitudine di allestire rappresentazioni sacre o misteri; riproponendo episodi tratti dalla Bibbia, avevano per protagonista proprio l'Albero: erano gli Adam und Eva Spiele -giochi di Adamo ed Eva-. Si trattava di rappresentazioni tipiche del periodo dell'Avvento e legate al brano della Genesi sulla Creazione. In esse, si era soliti utilizzare un abete decorato da frutti per rappresentare l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, che si trovava del giardino dell'Eden. Successivamente, si tramanda che fu Lutero a porre delle candele sull'Albero di Natale. Illuminandolo, si celebrava la venuta del Figlio di Dio sulla Terra, l'albero diveniva simbolo della figura di Gesù, del Salvatore vincitore delle Tenebre del peccato. Evolveva, così, l'ancestrale tradizione del Rogo dell'Albero dell'antiche popolazioni della Mittleuropa. In Alsazia, a partire dal XVI-XVII secolo, diviene usanza portare nelle proprie dimore un abete e lo si adorna con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro ed ai suoi piedi si mettono dei doni. Diversamente, di epoca medievale è la tradizione legata al valore protettivo assunto dall'abete. Infatti, vi è una leggenda che racconta che l'abete divenne un sempreverde poichè Gesù ricompensò quest'albero per avergli offerto rifugio quando era inseguito dai suoi nemici. Ne deriva la tradizione delle levatrici tedesche che, in epoche passate, erano solite scuotere i neonati sotto l'abete, augurando così protezione a questi piccini. Ma l'antico folclore di diverse parti d'Europa, durante il periodo natalizio, prevedeva la trasformazione in ceppi di parte dell'abete, o di altri alberi, quali la betulla, l'ulivo e la quercia. Essi erano percossi, battuti o bruciati per farvi fuoriuscire lo spirito silvestre, la fertilità, e così assicurarsi raccolti abbondanti. Così, in Francia ed Inghilterra si era soliti disperderne le ceneri nelle campagne. In diverse regioni italiane, il giorno di Santo Stefano -26 dicembre-aveva luogo il rituale di battitura delle piante da frutto. Di solito, essa era eseguita da un bambino che, munito di bastone, andava battendo la pianta, recitando ad alta voce una specie d'invocazione; analoga tradizione vi era anche in Germania. In Val di Chiana, invece, la sera della Vigilia di Natale, le famiglie si riunivano attorno al ceppo di legno. I bambini erano bendati e picchiavano il tronchetto con delle molle, intonando una canzone dedicata alla Vergine Maria. In Toscana, la tradizione prevedeva l'accoglienza degli ospiti nelle proprie case, sin tanto che il ceppo ardeva nei camini; mentre prima che fosse bruciato, i bimbi erano soliti batterlo con delle canne nella speranza di veder cadere dai camini dolcetti e caramelle. In Friuli, il ceppo natalizio era chiamato nadalìn; diversamente, a Genova veniva acceso il ceppo della città al quale si offriva vino e confetti.
Ma l'abete ha pure una forma particolarmente evocativa. La sua sagoma triangolare che spicca alta verso il cielo può rappresentare anche uno dei veicoli di ascesa al Divino da parte dell'Uomo. Pertanto, anche secondo tale punto di vista custodisce un valore simbolico importante. Di contro, c'è chi dà una lettura sinistra e quasi blasfema alla Moda di quest'anno che vuole l'Albero di Natale capovolto. Essa riscuote, in queste giornate, un forte successo negli Stati Uniti e si rifà ad un'antica tradizione dell'Europa centrale del XII secolo. Ma sicuramente e per buona parte degli estimatori di questa Moda, vi è solo la praticità dell'Albero di Natale capovolto: meno ingombrante, poichè appeso permette anche di limitare l'ingombro dei pacchetti regalo; essi, infatti, possono essere a questo facilmente appesi,anche con certo risparmio su ulteriori decorazioni. Certo è grande delusione pensare che nell'anno 2005, anche l'Albero di Natale sia stato inserito tra i tanti oggetti che nel nostro quotidiano devono avere come prima qualità la praticità... Meglio allora rifarsi al nostalgico sentimentalismo di J. W. Goethe che ne I dolori del giovane Werther descrive con queste parole l'Albero di Natale e l'atmosfera che lo circonda: ...Lo stesso giorno in cui Werther ... era la domenica prima di Natale; andò la sera da Carlotta... Era occupata a mettere in ordine dei giocattoli che aveva destinato ai fratellini come doni di Natale. Egli parlò del piacere che avrebbero goduto i bambini, e del momento in cui all'inaspettata apertura di una porta sarebbe apparso l'alloro illuminato, ornato di dolci e di mele, facendo provare ai fanciulli gioie paradisiache...
[Albero di Natale capovolto: è moda in U.s.a., dal CORRIERE DELLA SERA del 15 novembre 2005, J. W. Goethe, I dolori del giovane Werther -lettera del 20 dicembre-, (libro II) pag.132, IV edizione, Einaudi Editore, Torino 1962, www.folclore.it - Le tradizioni del Natale: l'Albero di Natale di Alessandro Renzo, www.digilander.libero.it, www.acam.it - La simbologia natalizia tra antichi rituali e tradizioni di Andrea Romanazzi, www.viaggio-in-germania.de]
[Marta Letizia Milani] |