Ci voleva l’ennesimo attacco all’ambiente della Lomellina per vedere uniti, per la prima volta, gli eterni nemici cacciatori e ambientalisti a combattere per una causa cara ad entrambi. A risvegliare l’alleanza ci ha pensato il progetto di un impianto di trattamento fanghi di depurazione da insediare a Zeme: il progetto prevede che lo stabilimento debba sorgere nei pressi della Garzaia di Sant’Alessandro, un Sito di Importanza Comunitaria in Zona di Protezione Speciale ai sensi della direttiva Comunitaria 79/409. Al progetto era stato dato parere favorevole dal Comune di Zeme nello scorso aprile, salvo ripensamento del sindaco Gian Andrea Pagani dopo essersi trovato contro praticamente tutti i Sindaci dei Comuni limitrofi, ambientalisti, cittadini e ora cacciatori. La movimentazione è unanime: nei giorni scorsi l’architetto Marco Miconi ha mandato a Bruxelles, all’attenzione della Commissione Ambiente, un rapporto dettagliato sull’impianto previsto, per risvegliare le coscienze europee. La Lomellina- spiega Miconi - deve scegliere se essere terra da riso o una discarica. La richiesta di impianti di trattamento fanghi in Lomellina è sconvolgente - rileva Gianfranco Bernardinello di Legambiente - va bene che i rifiuti sono il business del futuro, ma è allucinante. La Lomellina diventerà il Distretto del Riso, e dobbiamo proteggerlo. Anche con l’aiuto dei cacciatori. Dalle esperienze di tutti questi anni, -evidenzia Mario Baldi, presidente provinciale Federcaccia - da quando le nostre campagne vengono irrorate con questi fanghi industriali, che si dice essere depurati, noi abbiamo verificato che sostanzialmente la specie fagiano, in particolare, non esiste più, sparisce completamente. Quindi non frequenta più i terreni sotto i quali sono stati sotterrati questi fanghi. Ci sarà pur un motivo. Credo che i fagiani respirino come noi e che non siano stupidi: preferiscono evitare queste zone. A mio parere è la dimostrazione che questi fanghi bene non fanno.

[M. Elena Quaiotti]
[Fonte: IL LUNEDI' del 20 febbraio 2006]