Poiché per questa settimana abbiamo deciso di segnalarvi l’appuntamento con il 2° Festival organistico lomellino, abbiamo pensato potesse tornare utile un approfondimento di natura simbolico-culturale a chi non fosse particolarmente afferrato in materia di esecuzioni musicali per organo, oppure a chi ne fosse semplicemente incuriosito e volesse analizzarne alcuni degli aspetti più insoliti.
L’organo è uno strumento musicale particolarmente antico. Si tratta di uno strumento di grandi dimensioni, costituito da una tastiera e da una serie di canne metalliche, in cui il suono è prodotto dall’immissione di aria all’interno di queste ultime. Vi è testimonianza di alcuni esemplari già durante i secoli dell’Alto Medioevo. Ad esempio, nel 757 l’imperatore romano d’Oriente Costantino Copronimo fece dono di un organo particolarmente prezioso al re dei Franchi, Pipino il Breve - è evidente che, in quell’occasione, l’organo acquisiva la funzione di omaggio regale -. A partire dal IX secolo, si diffonde in Europa una vera e propria cultura sulle modalità di costruzione ed assemblaggio di tutte le parti che costituiscono un organo; infatti, da questo momento diviene strumento musicale da utilizzarsi durante le funzioni liturgiche nelle chiese - con conseguente nascita di composizioni musicali di natura organistico-liturgica -. Inoltre, diviene strumento assai diffuso all’interno dei monasteri, luoghi in cui non solo era utilizzato per la creazione ed esecuzione di musica sacra, ma anche era oggetto di crescenti miglioramenti tecnici. L’attenzione con cui era considerato e l’impegno con cui si assemblavano tutte le parti che lo compongono, nel pieno rispetto di regole di proporzione aurea, trova un’interessante testimonianza in un manoscritto ebraico dell’XI secolo. In essa, si fa esplicito riferimento all’importanza del cosiddetto RIPIENO, ossia alla cura che bisogna applicare nell’assemblaggio delle canne metalliche che compongono l’organo: esse hanno dimensioni, peso e spessori specifici e differenti e devono essere disposte in ordine a scalare, a seconda della loro lunghezza e del loro diametro. Ma l’organo, proprio durante il Medioevo acquisisce significati simbolici assai profondi. Diviene lo strumento musicale più nobile rispetto a tutti gli altri esistenti. Inoltre, assume un rilievo crescente durante la celebrazione delle funzioni liturgiche. Infatti, secondo un modus pensandi tipico dell’Uomo medievale, secondo cui la Vita Terrena deve rientrare in pieno nella dimensione della Vita Celeste ed Ultraterrena, l’organo non è altro che la massima espressione che uno strumento musicale può offrire per rendere la liturgia terrena il più vicina possibile a quella celeste. A ciò si aggiunga che, secondo una speculazione tipicamente medievale, la musica non ha soltanto una dimensione pratico-esecutiva e strumentale, ma soprattutto ha in sé un profondo significato filosofico ed astratto. In particolare, in quest'ottica, la musica nella dimensione umana e terrena, poiché originata da Dio, non è altro che riflesso dell’armonia celeste e divina e l’organo, presente nelle chiese e suonato durante le celebrazioni religiose, ne esprime la massima manifestazione, quella più degna e gradita a Dio. L’organo, poi, è da considerarsi lo strumento migliore e più adatto a rifarsi alla dimensione della musica celestiale e divina anche perché è sintesi complessa e coordinata delle molte parti che lo compongono. Così come, secondo la concezione medievale della Cosmologia Cristiana, la musica è espressione del suono divino, all’origine del moto dell’Universo tutto: precisamente, i Cieli che lo costituiscono sono mossi in assoluta, perfetta e proporzionata coordinazione dai Cori angelici. Tra Medioevo e Rinascimento, sempre nel pieno rispetto di elevare l’organo a strumento migliore per celebrare Dio e la Musica Celeste, esso acquisisce tutte le caratteristiche che lo rendono una vera e propria opera d’arte, un prezioso gioiello, in cui l’arte della lavorazione di legni pregiati, della pittura e dell’architettura trova una sintesi assolutamente degna di nota. Vale a dire che questo complesso strumento musicale custodisce in sè la massima espressione di tutte le arti terrene e l’incisione “soli Deo gloria”, che spesso si trova sulla sommità della sua cassa lignea, ne è l’evidente conferma. L’arte organaria italiana crea dei veri e propri capolavori tra il XV e XVI secolo. Essi sono fonte d’orgoglio non soltanto per gli edifici sacri che li custodiscono, ma pure per la comunità religiosa e civile che ha finanziato, con importati sovvenzioni di denaro, la loro costruzione. Nelle chiese, l’organo è posto in posizione rialzata non solo perché in questo modo le sue sonorità si diffondo al meglio nell’ambiente che lo circonda, ma anche perché così è evidente la sua superiorità rispetto alla dimensione terrena, la sua elevazione verso Dio ed il Cielo. L’abilità degli artigiani lo rende anche sempre più articolato ed affine all’architettura degli edifici sacri, nel pieno rispetto degli stili architettonici in voga. Vale a dire che la sua immagine visiva, nella sua conformazione esterna, deve essere pienamente in linea a quella del tempio, cui poi si aggiungono decorazioni ed elementi con scopo unicamente estetico-scenografico, quali fregi dorati, sculture di santi e di angeli… In questa fase storica, si pensa che l’organo e la sua musica debbano docere, delectare e movere. Vale a dire che l’esecuzione organistica durante una funzione religiosa abbia delle finalità didattico-intellettuali di narrazione, insegnamento e rappresentazione - docere -; delle finalità di sensibilizzazione dello spirito - delectare -, sino al punto da smuovere al suo interno emozioni profonde in direzione devozionale - movere -. Ecco allora che, parallelamente alla ricchezza e varietà delle composizioni musicali, cresce sempre più l’importanza dei contenuti testuali dei brani, con composizioni in versi per le esecuzioni organistiche. Al riguardo, tra Rinascimento e pieno Ottocento, fiorisce una ricca e varia letteratura in versi per organo. Durante il Settecento, con la rivoluzione illuministica ed una maggior diffusione di ideologie laiche, contrapposte alla mentalità cattolico-controriformista, l’organo, i suoi valori ed i suoi significati più profondi attraversano una fase di crisi e declino. Attraversa una fase in cui l’artigianato artistico che produce questo strumento musicale si concentra meno sugli aspetti estetici ed esteriori , in favore del miglioramento delle caratteristiche e qualità sonore. Addirittura tra 1750 e 1870, in Italia l’organo diventa lo strumento profano per eccellenza: l’estrema abilità artigiana riesce a far sì che esso riesca ad emettere dalle sue canne sonorità tipiche dell’orchestra e della banda! Così accade che in questi anni, musicisti celebri, quali ad esempio Haydn e Mozart, compongano brani profani e di puro intrattenimento da eseguirsi per organo. Nasce una nuova tradizione che ha per protagonista questo strumento: quella organistico-concertistica e la moda del Melodramma coinvolge anche l’organo e gli organisti che arrivano ad eseguire, anche nelle chiese, brani tratti da opere di Verdi e Bellini che poco si confanno, per tema e luogo, alla sacralità di questi edifici. In risposta ad una situazione in cui l’organo diviene strumento per eseguire brani con finalità di puro svago, vi è però una reazione eccessivamente dura da parte di chi sostiene un ritorno alle origini, per finalità e natura intrinseca di questo strumento e di quanto con questo si debba eseguire. Il cosiddetto movimento ceciliano condanna duramente tutte le esecuzioni e composizioni profane che si eseguivano per organo; inoltre, vuole la distruzione o, comunque, l’eliminazione dalle chiese di quegli organi che permettevano di ottenere sonorità simili a quelle orchestrali e bandistiche. Si perde così, tra 1880 e 1920, buona parte delle nozioni artigiane e delle abilità che avevano reso eccelsa, anche in ambito internazionale, la Scuola Organaria italiana. Sono anni in cui anche gli organi iniziano ad essere fabbricati in serie; si preferisce alla trasmissione meccanica, quella pneumatica e, poi, quella elettrica. Si impiegano materiali meno pregiati; per la produzione delle canne, si abbandonano le leghe metalliche di stagno e piombo in favore dello zinco. Infine, anche la tecnologia del ripieno viene completamente abbandonata. A fronte di una crescente distruzione e mancanza di tutela di organi antichi ed arte organaraia, seppure debolmente, soltanto a partire dal 1939, dal punto di vista normativo, s’inizia ad obbligare ad una maggiore tutela e rispetto. Attualmente gli organi antichi sono sottoposti alla tutela delle Soprintendenze ai Beni Storici ed Artistici, ma le opere di recupero e restauro sono assai complicate e costose…
Proviamo, allora, dopo aver compiuto questo excursus nel tempo, sulla scia della Storia dell’organo, ad avvicinarci a questo strumento con una maggiore sensibilità ed un crescente spirito critico, consapevoli delle vicende che lo hanno tramandato sino a Noi.
[Marta Letizia Milani] [fonte particolarmente approfondita ed interessante: di Marco Ruggeri Laudate Dominum in chordis et Organo - L'organo tra Liturgia ed Arte in www.digilander.libero.it definizione di organo musicale in www.demauroparavia.it]
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