LA MANIFESTAZIONE HA IL PATROCINIO DI: COMUNE DI CERGNAGO PROVINCIA DI PAVIA “LOMELLINA” REGIONE LOMBARDIA - Culture, Identità e Autonomie della Lombardia “Settembre in Lomellina”
Nel 1447, alla morte di Filippo Maria Visconti, Francesco Sforza gli succede nella Signoria di Pavia. Il 28 settembre 1447, FRANCESCO SFORZA è accampato a San Colombano per ricevere la Città di Pavia e poi man mano tutti i territori di Lomellina. A questo avvenimento parteciparono tutti gli ambasciatori del territorio, tra cui anche ALBERICO MALETTA, Conte Palatino, SIGNORE DI CERGNAGO e Cittadino Pavese. Quale ambasciatore e consigliere ducale, svolse numerose mansioni per conto di Francesco Sforza in Italia e all’estero. Si guadagnò le simpatie di Alfonso d’Aragona permettendo di riallacciare i rapporti tra i due Stati. Quale ambasciatore e consigliere ducale, svolse numerose mansioni per conto di Francesco Sforza in Italia e all’estero. Si guadagnò le simpatie di Alfonso d’Aragona permettendo di riallacciare i rapporti tra i due Stati. Un altro grande successo del Maletta fu il compimento della missione in Francia, durante la quale Luigi XI concesse al Duca di Milano il feudo di Genova e Savona (fine 1463). Fu, tra i consiglieri ducali, uno tra i più ascoltati. Nel 1435 sposò MARGHERITA CUSANO, figlia di Biagio, importante mercante milanese. Morì nel 1466 nel suo castello lomellino di Campalestro. Lasciò alcune figlie e due maschi, Girolamo e Pietro Maria, che subentrarono nei suoi feudi.
SOTTOMISSIONE DEL FEUDO DI CERGNAGO A FRANCESCO SFORZA Alberico Maletta, prima della sottomissione di Pavia e degli altri territori che avvenne a San Colombano, riceve Francesco Sforza a Cergnago in una giornata di caccia e di grandi festeggiamenti alla presenza dei Signori BELOCCHI e LUNATI con rispettive consorti, di tutti i nobili e la popolazione del Feudo. Il campo attorniato da boschi e filari di piante dove si svolge la nostra rievocazione storica, richiama una delle caratteristiche che la campagna lomellina ha sempre avuto: infatti, già dal Medioevo si hanno notizie dell’esistenza della “SELVA” che si estendeva sulle rive dell’Arbogna da Valeggio fino al Ticino, comprendendo anche Cergnago. Francesco Sforza, la moglie Bianca Maria Visconti, Agnese del Maino, madre della Contessa e tutti i dignitari di Corte, vengono accolti nel Feudo dal Signore Alberico Maletta, tutti i nobili e il popolo al rullio di tamburi e squilli di chiarine. Come d’uso, alle danzatrici sono affidati i riti propiziatori all’avvenimento prima della lettura solenne dell’ATTO DI SOTTOMISSIONE DEL TERRITORIO DI CERGNAGO. Per la grande festa in onore di Francesco Sforza, si organizzano battute di caccia con i falchi, spettacolari lanci di frecce degli arcieri, tornei che i nobili dedicano alle dame. Il “Palio del BOVE GRASSO” consiste in una GIOSTRA DEI CAVALIERI a difesa dei colori delle QUATTRO CONTRADE del Borgo, che sono: - CASTELLO con il colore rosso - BURIO con il colore verde - CAVÓN con il colore blu - MADONNINA con il colore bianco La contrada il cui cavaliere si aggiudicherà la vittoria, avrà il privilegio di consegnare, a nome dell’abate di Erbamara – padre DOMENICO BALDASSARE SACCO – I 50 DUCATI D’ORO PER L’ACQUISTO DEL BOVE GRASSO PER IL NATALE DI FRANCESCO SFORZA e custodirà per tutto l’anno, fino alla prossima festa, lo stendardo del FEUDO.
La tradizione del BOVE GRASSO Era già uso dei Visconti festeggiare il Natale con il “BOVE GRASSO”, che veniva procurato con l’offerta di 50 ducati donati dai Priori e Abati dei vari monasteri del territorio. La tradizione è mantenuta anche da Francesco Sforza, il quale indirizza una delle sue missive al Priore di Mortara e ad una lunga serie di ecclesiastici, chiedendo appunto il versamento di tale somma. (Registri delle missive a cura di Carlo Paganini, Patr. Ist. Lombardo Accademia di Scienze e Lettere: Registro n. 2, missiva 744). Tra i destinatari c’è anche l’Abate di San Pietro D’Erbamara (abbati Sancti Petri de Herbamata): ecco perchè, nella nostra RIEVOCAZIONE, approfittando della “visita” di Francesco Sforza per la sottomissione del territorio, la festa culmina con LA DISPUTA del Palio del BOVE GRASSO per aggiuducarsi il “privilegio” di consegnare direttamente al Conte il contributo dell’Abbazia d’Erbamara.
La storia di Cergnago è strettamente legata all’ABBAZIA D’ERBAMARA, che sorgeva nelle vicinanze della tenuta agricola di Campalestro. L’ABBAZIA DI SAN PIETRO D’ERBAMARA è una delle più antiche: se ne parla già nel 1150 nel libro dei censi scritto da Cencio Camerario annoverandola tra quelle tributarie della Sede Apostolica. In anni successivi dipende dalla Congregazione dei Monaci di Vallombrosa che vi restano fino alla sua decadenza, avvenuta verso la metà del XVII secolo. Attorno all’Abbazia vivevano molte famiglie di agricoltori, al punto da potersi costituire in Comune autonomo e ciò forse rimase fino al periodo napoleonico, epoca in cui gli atti dell’Imperatore sono tutti indirizzati al “Sindaco di Cergnago ed Erbamala”. Il nome dei Maletta si affianca a quello dei PLEZZA di Mortara, con personaggi illustri quali Bernardino Maletta Plezza e, soprattutto, il figlio Pietro Maria, filosofo e insigne medico per poi diventare solo famiglia Plezza.
[Testi di Patrizia Merati Fonti: “Cergnago – Memorie storiche” di Luigi Biscaldi Archivio storico del Comune di Vigevano Registri missive di Francesco Sforza, di Carlo Paganini – Ist. Lombardo Acc. Scienze e Lettere] |