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Notizie da Ikonda: due chiacchiere con Padre Alessandro   PDF  Stampa  E-mail 

Notizie da Ikonda: due chiacchiere con Padre Alessandro

di Laura Vacchini

In questo periodo di crisi generale, in cui le nostre certezze sembrano vacillare, il mio pensiero corre lontano, va oltre il nostro mar Mediterraneo, raggiunge l’Africa e si ferma ad Ikonda. Lì ci sono persone che non conoscono i nostri problemi perché la realtà in cui vivono è profondamente diversa dalla nostra, così lontana dalla quotidianità a cui siamo abituati che, se si fa finta di niente, sembrano addirittura non esistere. Tuttavia, non possiamo rimanere indifferenti. In Africa, ci sono tante mamme e tanti bambini che soffrono e che non devono essere abbandonati.

Così, grazie al miracolo della tecnologia, ho scritto a Padre Alessandro Nava, Responsabile della struttura Consolata Ikonda Hospital, e mi sono fatta aggiornare sull’andamento della struttura e delle attività che svolgono. Voglio condividere con voi quello che mi ha raccontato.

Padre Alessandro, immagino che abbia così tanto da fare che temo di rubarle del tempo prezioso…

Ogni interessamento a Ikonda è prezioso: noi abbiamo bisogno di raccontare la nostra realtà e di farla conoscere alla gente. Io stesso mi occupo di rendicontare quello che succedere qui ad Ikonda tramite una lettera annuale che invio personalmente a tutti i nostri sostenitori e amici. E’ bello sapere che tante altre persone possano conoscere quello che facciamo qui.

Come procede la vostra attività?

Il lavoro e’ aumentato, a volte ci facciamo prendere dalle preoccupazioni, perché vorremmo riuscire a fare di più e arrivare a tutti quelli che hanno bisogno di aiuto. Le iniziative che abbiamo portato a termine quest’anno sono molte e tutte hanno il colore della generosità e della bontà delle persone che ci sostengono.

Vuole segnalarci qualche iniziativa di cui siete particolarmente soddisfatti?

Il nostro ospedale ha sempre avuto un’attenzione particolare per le mamme partorienti e per i bambini, è per questo motivo che abbiamo aperto l’ospedale nel 1964. Proprio in linea con questa “missione”, oltre alle cure gratuite per tutti i bambini, quest’anno abbiamo iniziato un programma che prevede assistenza gratuita anche per le mamme che vengono a partorire nel nostro ospedale. Il nostro intento è quello di convincere tutte le mamme, soprattutto quelle dei villaggi più lontani e abbandonati, a venire a partorire all’ospedale per garantire loro una maternità sicura. Infatti la mortalità materna, perinatale e infantile e’ ancora molto elevata in questo territorio. Non so ancora per quanto potremo continuare questo programma che a noi comporta delle spese, ma cercheremo di andare avanti il più possibile: per le mamme e per i bambini saremo pronti a qualsiasi sacrificio.

So che il vostro impegno non è delimitato alle mura dell’ospedale ma va oltre, nei villaggi più lontani…

Esatto, abbiamo due cliniche mobili che svolgono il loro lavoro sul territorio circostante all’ospedale. Nelle cliniche mobili sono sempre presenti due team di ostetriche che si alternano giornalmente nella conduzione del Centro NURU “Luca D’Agliano”, la clinica materno - infantile fissa presso il nostro Consolata Hospital. I 2 team di infermiere con l’autista visitano ogni mese 32 villaggi. Escono ogni giorno, sia col sole che sotto le piogge torrenziali e il loro obiettivo principale è dare assistenza alle gestanti - insegnando loro anche le principali regole sanitarie e alimentari, vaccinare i bambini, curare quelli denutriti o malnutriti, curare le mamme e i bambini sieropositivi.

Come riuscite a sostenere tutte queste persone? Ci vuole del personale preparato…

Questo è un altro punto che ci sta molto a cuore. Nell’ospedale quest’anno ci hanno raggiunto nuove suore, nuovi volontari laici e presto dovrebbero arrivare due nuovi medici volontari, ma è importante per noi formare del personale sul posto che possa imparare quello che serve e diventare, nel tempo, il punto di riferimento per l’ospedale. Stiamo infatti mantenendo gli studi a 26 dipendenti: 4 medici, 1 tecnico di laboratorio, 1 radiologo , 1 Clinical Officer, 1 Assistant Medical Officer, 1 tecnico di farmacia, 1 tecnico informatico e 16 infermieri.

E i malati di AIDS? Come fate a curarli?

Sono passati 27 anni da quando la parola AIDS è comparsa per la prima volta nella letteratura mondiale. Purtroppo il nostro distretto di Makete è tra i più colpiti da questa pandemia in tutta l’area sub Sahariana. Nell’ottobre 2004 il nostro ospedale inaugurò la clinica dell’AIDS. Da allora, purtroppo, il numero dei registrati è sempre andato aumentando. Qualche cifra può aiutare a capire lo sforzo che quotidianamente portiamo avanti. I pazienti registrati sono 3.302, di cui 1084 in terapia antiretrovirale. Sarebbero molti di più, ma fortunatamente siamo riusciti a trasferire circa 700 pazienti presso altre cliniche AIDS satellite. Resta però il problema dei test di laboratorio, dal momento che questi ambulatori non sono attrezzati con i laboratori analisi.

Il vostro lavoro è davvero prezioso: immagino che, per curare tutte queste persone, l’ospedale sia cambiato molto in termini di strutture e reparti. Avete in programma qualche ristrutturazione?

Senza dubbio. Anche quest’anno, sotto la direzione di Fratel Gianfranco, l’attività di ristrutturazione dell’ospedale è stata molto intensa. Sono anche molte le attività iniziate e che dovranno essere ultimate nel 2009: ovvero il reparto maternità, il reparto chirurgia, l’ostello provvisto di dormitori, i servizi igienici e le cucine per i parenti degli ammalati, l’impianto di riscaldamento centralizzato dell’acqua per tutto l’ospedale e per le lavanderie, e infine l’installazione della nuova turbina idroelettrica.

Padre Sandro, dopo questa bella chiacchierata, vuole chiudere con un suo pensiero?

Innanzitutto ringrazio di cuore tutti coloro che fino ad ora ci hanno aiutati. Spesso dico ai miei collaboratori più stretti che abbiamo ancora qualche anno ad alto livello di impegno e lavoro e poi avremo finito l’impostazione dell’ospedale. Ci tengo a ribadire questa mia riflessione anche in questa occasione, perché alla fine i nostri sforzi sono solo per loro, per i tanti poveri che – grazie all’ospedale - potranno essere raggiunti e curati.

Ogni volta che Ikonda si racconta, mi rendo conto che il nostro aiuto potrebbe regalare un sorriso in più ad un bimbo e alla sua mamma. Ringrazio di cuore Padre Alessandro per il tempo prezioso che mi ha dedicato.

Recapiti:
Amici Ikonda Hospital
c/o Padre Nava Alessandro - Missionario della Consolata
23870 Cernusco Lombardone (Lc)
Via Donatori di Sangue, 5 - Tel. 039/9907206 – 333.8160665
ikondahospital@ikondahospital.org

Visitate il sito www.ikondahospital.org, sono molti i progetti che puoi sostenere! Se lo desideri, puoi versare il tuo contributo tramite:
"Amici di Ikonda Hospital Tanzania"
C/C 30095 del Credito Valtellinese
IBAN IT 66 H0521651650000000030095, ABI 5216, CAB 51650
oppure
c/c postale n. 36286490 intestato a “Amici Ikonda Hospital Tanzania”

Ultimo aggiornamento ( lunedì, 01 dicembre 2008 )

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