Richiesta per abolire la Zps
La Provincia: ostacola i risicoltori. Fazzini (Pd): troppa fretta
SIMONA BOMBONATO
VIGEVANO. Cancelliare la Zona a protezione speciale Risaie della Lomellina. Lo chiede la Provincia a tutela dei risicoltori nel documento inviato alla Regione. L’assunto: bastano i siti di interesse comunitario a salvaguardare la biodiversità. Critico il Pd con Pierangelo Fazzini: «Elezioni alle porte: Poma fa il Galan di turno». «Eliminare o ridurre la Zps - è la posizione della Provincia - serve solo salvaguardare l’attività risicola».
Attività che in Lomellina si conferma prima in Europa con 5 milioni di riso l’anno, il 35% della produzione nazionale. Se i democratici intravedono nella richiesta che sarà comunque Bruxelles a valutare una operazione tesa a guadagnare il consenso del settore primario, la Provincia snocciola numeri. «La Zps è solo un onere - evidenzia l’assessore Anselmi - . I limiti sull’agricoltura comportano una perdita di 300-400 euro l’anno per ettaro». In Lomellina gli ettari a Zps sono 30mila e 500 su 32mila provinciali e 60mila in Lombardia.
Numeri alla mano, i produttori di riso perdono oltre 91 milioni di euro l’anno a causa delle restrizioni della Zps, che dal 2006 impone limiti sulle pratiche agricole a tutela della biodiversità, così come stabilito dalla Direttiva Uccelli 79/409/Cee.
In quanto zona umida la Lomellina è infatti habitat naturale per la nidificazione di nitticore, garzette, aironi, specie di passo e stanziali che «sono comunque tutelate dalle Sic: 1000 ettari in Lomellina e 1500 nel Pavese sufficienti a mantenere intatto l’ecosistema», sostiene Anselmi. La Provincia chiede dunque l’abolizione o il ridimensionamento dei confini per andare incontro al mondo agricolo e guarda al precedente analogo venuto a crearsi nelle Marche.
«Una decisione affrettata e non condivisa in Commissione ambiente», attacca Pierangelo Fazzini, consigliere provinciale Pd. Sacrosante le ragioni del comparto, premette. Ma, sottolinea poi Fazzini, «l’occasione era tale da imporre la stesura di un regolamento capace di coniugare economia e ambiente: non bastano le Sic a raggiungere l’obiettivo. E invece siamo di fronte a un passo frettoloso, dettato dalla foga preelettorale». Zps significa limiti sulle semine in asciutta, divieto di diserbanti sulle ripe dei canali in favore di pratiche meccaniche complesse. E no all’apertura di cave, discariche, impianti di trattamento fanghi. Infondato, per il presidente Poma, il timore di chi vede venire meno un sistema di garanzie per la sostenibilità del territorio.
Per poter aprire poi la porta a discariche o altro. «Qualsiasi impianto passerebbe comunque da noi - dice Poma - . La nostra posizione è emersa con l’impianto per il trattamento dei fanghi di Lomello: dove abbiamo detto no». La Provincia ha comunque elaborato il Piano di gestione della Zps. Sarà consegnato in Regione entro il 31 dicembre.
Zps, stop degli agricoltori
Gropello: «Limita l’attività di impresa»
SIMONA BOMBONATO
GROPELLO. Zona di protezione speciale Risaie della Lomellina: gli agricoltori sposano la linea della Provincia. E’ un limite all’attività di impresa, dicono. «Il mercato italiano non chiede prodotti coltivati nelle zone di tutela, perciò la Zps è vissuta come vincolo. Serve un anno per avere l’ok alla pulizia dei fossi, con l’unico vantaggio dato dalla priorità nell’accesso alle misure di finanziamento del Piano di sviluppo rurale». Dino Massignani è il responsabile di Cascina San Massimo: 550 ettari nel Parco del Ticino verso Garlasco, Sito di importanza comunitaria e in parte Zps. Il riso prodotto (9mila quintali l’anno) è esportato nel centro Europa con il bollino di certificazione del Parco. Un’eccellenza del territorio che descrive a scalare i problemi cui andranno incontro le aziende del versante sud-ovest, lo stesso dove l’Unione europea sta istituendo la Zps Risaie della Lomellina. E’ un problema di sensibilità del mercato, perché in sé la salvaguardia del territorio è un valore, dice ancora Massignani. «In Italia i consumatori sono poco attratti dai prodotti di nicchia», premette. Così produrre riso e tutelare la biodiversità come chiede la Zps vuole dire «competere sui prezzi ad armi impari: servono studi di incidenza su pratiche agricole di mantenimento e autorizzazioni paesaggistiche». La Provincia, che ha chiesto alla Regione di farsi tramite con l’Unione europea per eliminare l’ipotizzata Zps lomellina, ha stimato in 300-400 euro la perdita annua per ettaro coltivato. Gli ettari interessati dalla prevista zona di tutela sono 30mila e 500, la metà delle Zps presenti in Lombardia. Con gli agricoltori e la Provincia si schiera la Lega, ma non il Parco del Ticino. «Occorre fare della salvaguardia ambientale un’opportunità anche imprenditoriale, si può, la sfida è proprio questa», precisa il vicepresidente del Parco Luigi Duse. Il consigliere regionale leghista Lorenzo Demartini vede comunque improbabile improbabileun ripensamento di Bruxelles: «Il Piano di gestione provinciale deve essere il meno impattante possibile».
LEGAMBIENTE
«E’ solo miopia elettorale, danni anche al turismo»
VIGEVANO. Un’opportunità. Questo rappresentano le Zps nella visione di Legambiente. «Non solo non comprimono l’agricoltura - spiega Alesandro Confetti - ma aprono un territorio a forte vocazione agricola a un tipo di sviluppo anche turistico, di filiera corta. La decisione della Provincia sa di politica miope, influenzata dalle elezioni alle porte». Confetti attacca la scelta della Provincia: «Non basteranno i Sic a compensare. E gli agricoltori in Zps ricevono comunque gli incentivi del Piano di sviluppo rurale della Regione». (si.mo.)