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Rassegna Stampa - Zuccherificio di Casei Gerola   PDF  Stampa  E-mail 
Scoppia la rabbia degli operai
Occupata la sede di Finbieticola, nel mirino Lega e Pdl

LEGAMBIENTE
«La centrale al posto del vecchio impianto»

«Grave danno per l'agricoltura»
In campo i vertici delle associazioni di categoria

«Politici, non giocate con la nostra pelle»
L'angoscia dei 22 ex operai dello zuccherificio che occupano la sede di Finbieticola

Tra due settimane il Comune di Casei Gerola vincolerà a industriale il terreno nel nuovo Pgt
Il «no» della Lega contro tutti
La motivazione di Ciocca: «Preoccupa il nome di Giuseppe Grossi»

La riunione con i sindaci al Parco del Ticino
Oggi l'assemblea per discutere dei tagli ai fondi
Dalla Provincia Pavese di oggi 7 ottobre 2010 www.laprovinciapavese.it
 
Scoppia la rabbia degli operai
Occupata la sede di Finbieticola, nel mirino Lega e Pdl

«Siamo stati presi in giro» Il Pd adesso chiede un commissario che metta in pratica il piano di riconversione
EMANUELE BOTTIROLI

VOGHERA. «Giocano con le nostre vite e non se ne rendono conto». Lavoratori in guerra sullo stop in Regione al piano di riconversione dell’ex zuccherificio di Casei. Doveva arrivare il via libera alla centrale elettrica a sorgo a Silvano Pietra, invece è arrivato uno sgambetto ai ventidue cassintegrati che da gennaio rischiano di essere in mezzo a una strada senza più ammortizzatori sociali. Ci sono rabbia, delusione, paura per il futuro.
 Ieri la sede di Finbieticola di via Emilia è stata occupata: gli operai vivranno lì, giorno e notte, fino a quando non arriverà il dietrofront da Milano. Nessuno si aspettava una simile doccia fredda: Finbieticola ha opzionato i terreni, gli agricoltori hanno firmato l’accordo di filiera, ma la Regione ha detto «no» dopo il pressing della Lega e del sindaco di Silvano Pietra, capogruppo del Pdl in consiglio provinciale, Alessandro Panigazzi. L’alt arrivato martedì al Pirellone al piano industriale di riconversione produttiva dell’ex zuccherificio scatena un terremoto. Insorge il Partito Democratico da Pavia a Milano e Roma; salgono sulle barricate i lavoratori che da gennaio rischiano di perdere cassa integrazione e mobilità; si spacca il consiglio comunale di Casei.
 Lavoratori. «Dall’era del ministro Gianni Alemanno in poi ci hanno preso in giro senza sosta». I 22 cassintegrati dell’ex zuccherificio di Casei a un passo dalla riconversione si sentono traditi. Ieri pomeriggio alle 16 è scattata l’occupazione permanente, 24 ore su 24, della sede di Finbieticola in via Emilia a Voghera. Al tavolo con Rsu e maestranze si sono seduti il consigliere regionale Giuseppe Villani e il capogruppo del Pd in consiglio comunale a Voghera, Roberto Gallotti. Insieme chiedono un commissario ministeriale in assessorato regionale, che si occupi di dare attuazione al piano di riconversione approvato 3 anni fa dal governo. «Siamo all’assurdo - hanno detto i lavoratori in assemblea -. Roma dice sì e Milano dice no. La legge dello Stato conta meno di un parere regionale?».
 Pd all’attacco. Il senatore Daniele Bosone va alla carica del centrodestra: «Eccoci di fronte a un altro bel pasticcio, stavolta hanno fatto un capolavoro. C’è una maggioranza che fa spallucce di fronte al fatto che lavoratori, azienda e agricoltori avevano trovato l’accordo su una centrale a biomasse che poteva produrre un utile al territorio». Duro anche il consigliere regionale Giuseppe Villani: «Si è detto no a una riconversione utile e necessaria. Vorremmo capire che territorio abbia a cuore la Lega Nord, se volta le spalle a lavoratori, energie alternative e interessi agricoli. In Regione c’è una giunta ostaggio della Lega». Dello stesso avviso il capogruppo provinciale Pierangelo Fazzini: «Abbiamo una maggioranza che se ne frega degli ordini del giorno votati in consiglio».
 La Lega replica. «Basta politicizzare i lavoratori - dice il consigliere regionale Angelo Ciocca -. C’è un patto di riconversione dell’8 agosto 2007 che parla di bonifica dell’area dell’ex zuccherificio e di centrale a bioetanolo. Oggi Finbieticola cambia idea e vuol fare d’imperio ciò che vuole, con un progetto di ben più modesto impatto occupazionale. E cosa sarà dell’area dell’ex zuccherificio?». Dello stesso avviso Legambiente.
 Tensione a Casei. Il sindaco Ezio Stella interviene con forza: «Avevo già chiesto alla Regione di riconvocare con urgenza il tavolo d’indirizzo sulla riconversione. Rilancio la mia proposta per arrivare a un confronto chiaro, fuori dai retroscena politici, che riapra i termini del confronto e porti al lieto fine. Basta rinvii e rimpalli».

Dalla ProvinciaPavese di oggi 8ottobre 2010 www.laprovinciapavese.it
 
LEGAMBIENTE
«La centrale al posto del vecchio impianto»

CASEI GEROLA. «Sul caso ex zuccherificio si è andati dalla farsa alla tragedia». Chiara Depaoli e Renato Bertoglio di Legambiente non vogliono giochetti: «Si faccia la riconversione, ma con il progetto a sorgo promosso dagli agricoltori e con la centrale localizzata sull’area dell’ex zuccherificio. Non si minacci il parco naturalistico Le Folaghe con altre stravaganti ipotesi di localizzazione».
 L’organizzazione ambientalista dice «no alle speculazioni» e «no ai giochi di potere». Legambiente torna a farsi sentire. «In questi anni - spiegano Depaoli e Bertoglio - abbiamo assistito alle più assurde e disparate proposte di riconversione, tutte sulla pelle dei lavoratori in cassintegrazione, degli agricoltori in crisi e delle comunità e dei cittadini del territorio. All’inizio c’è stato l’assurdo progetto del bioetanolo a Zinasco, poi si è incominciato a ragionare ed è uscito, grazie anche al lavoro delle associazioni degli agricoltori, un progetto di centrale a biomassa alimentata a sorgo. Il progetto ci piace, ma solo nell’unica collocazione logica, ovvero sull’area dismessa dell’ex zuccherificio». (e.b.)

«Grave danno per l’agricoltura»
In campo i vertici delle associazioni di categoria

EMANUELE BOTTIROLI


CASEI GEROLA. «La politica litiga, le aziende rischiano il reddito». Per la filiera agricola l’arenarsi del piano per la riconversione dell’ex zuccherificio è un danno grave.
I reduci della guerra per le bietole, finita con un nulla di fatto, ora rischiano di rimanere scornati un’altra volta. Per evitarlo salgono sulle barricate. Luciano Nieto, direttore provinciale dell’Unione Agricoltori, fa sintesi: «Vogliono fermare una centralina a biomasse, alimentata con prodotti della terra, ma hanno detto sì a una centrale immensamente più grande, quella di Voghera Energia, che non ha prodotto alcuna compensazione ambientale al territorio».
Nieto taglia corto: «Da 4 anni partecipiamo a incontri istituzionali, firmiamo carte, mettiamo timbri. E adesso qualcuno rovescia il tavolo? Gettino la maschera questi professionisti del politichese e spieghino perché vogliono gettare alle ortiche l’interesse agricolo, testimoniato da 2 anni di sperimentazione della coltivazione del sorgo in loco, quello dei lavoratori, in cassa integrazione da 4 anni, e quello del territorio, perché le energie alternative sono per tutti una chance». Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Bigi, presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori, che ha scritto al prefetto, Ferdinando Buffoni, per chiedere la riconvocazione del tavolo di confronto. Nell’attesa, Bigi sfoga tutta la sua amarezza: «Qui qualcuno si sveglia e parla, senza conoscere un lavoro che va avanti da anni. Non siamo all’anno zero, c’è un accordo di riconversione sottoscritto dal territorio, fuorché dalla politica, che garantisce redditività al mondo agricolo rimasto orfano delle barbabietole». Bigi quantifica: «La sperimentazione condotta con il sorgo parla di una resa per ettaro che sul territorio dell’Oltrepo farà lievitare gli introiti degli agricoltori di 600/700 euro. Basta bugie. La prospettata centrale elettrica a biomasse non brucerebbe nulla di strano». Bigi conclude: «A noi non interessa il sito individuato per l’impianto, a noi interessa il progetto di riconversione. L’aspettano gli ex bieticoltori». Concorde anche il presidente di Coldiretti Pavia, Giuseppe Ghezzi: «Se l’industria realizza il progetto con i suoi soldi, senza pescare dagli indennizzi per i bieticoltori, noi siamo d’accordo. La centrale a sorgo è un’opportunità per tantissime aziende orfane di una coltura di pregio. Dov’era la politica che oggi si sbraccia mentre lo zuccherificio veniva sacrificato?».

«Politici, non giocate con la nostra pelle»
L’angoscia dei 22 ex operai dello zuccherificio che occupano la sede di Finbieticola

DANIELE FERRO


VOGHERA. «I politici non pensino di giocare con la nostra pelle, famiglia e salute. Con il nostro futuro. Noi restiamo qui, e non soccomberemo finché non avremo risposte». I 22 ex dipendenti dello zuccherificio, dalla sede occupata di Finbieticola, raccontano le loro vite da cassintegrato.
 Le loro facce spuntano dal balcone in via Emilia 39. I 22 si danno il cambio dall’altro ieri, per occupare la sede 24 ore su 24. Tutto il giorno, tutti i giorni, «finché qualcuno ci spiegherà che cosa non va bene nel progetto di centrale a sorgo». «Siamo stufi di essere presi in giro - dice Rocco Carottini, 48 anni - perché anche se abbiamo la cassa integrazione, rispetto a quando lavoravamo prendiamo diecimila euro in meno all’anno. Ma questo è il minimo: è la pensione il problema che ci preoccupa di più». L’età degli ex dipendenti varia dai 40 ai 53: anche chi è più «anziano», deve contare con due mani gli anni di lavoro che gli mancano al ritiro. «Ma a parte i calcoli economici - interviene Claudio Vigani, 53 anni - questa situazione ci ha creato un danno psicologico, a noi e alle nostre famiglie. Dobbiamo subire l’umiliazione della moglie che si alza presto per andare a lavorare, mentre noi siamo costretti a rimanere improduttivi, con un impianto che andava bene fino a qualche giorno fa e adesso di colpo viene contestato. Ma io sono convinto che qualcuno pagherà per i danni morali che ci stanno facendo, e che avranno ripercussioni sulla nostra salute».
 I 22 vogliono risposte e fanno nomi e cognomi: «Noi non abbiamo nessuna bandiera: per ora sono venuti qui solo rappresentanti del Partito democratico - spiegano - ma la nostra porta è aperta. Aspettiamo che Angelo Ciocca e Alessandro Panigazzi [uno consigliere regionale della Lega Nord, l’altro sindaco di Silvano e capogruppo del Pdl in Provincia, ndr] vengano a spiegarci i motivi per cui si oppongono alla centrale a sorgo». Mentre aspettano, gli ex dipendenti si raccontano. «Io ho due figli che studiano - dice Giovanni Ferrari, 49 anni - e mia moglie, che faceva la stagionale allo zuccherificio, ha trovato un lavoro. Io l’ho cercato, sono andato a un colloquio, e quando sono rientrato per caso nell’ufficio ho visto il mio curriculum accartocciato». «E’ l’età che ci frega - dice Fabrizio Binaschi, 49 anni - perché quando sei sui 50 vai male in partenza. E così le nostre vite sono cambiate rispetto a prima: io sarà da un anno che non vado al ristorante con la mia famiglia».
 Gli ex dipendenti dello zuccherificio di Casei Gerola hanno creduto (e credono ancora) nel nuovo impianto, e su questa prospettiva hanno investito il loro futuro. «E’ da agosto 2008 che si è deciso di non fare una centrale a bioetanolo, ma una a biomasse - spiega Andrea Lanati, responsabile territoriale della Finbieticola - e abbiamo sempre fatto tutto seguendo le direttive regionali. Così siamo arrivati a luglio 2009, quando abbiamo depositato il progetto in Regione, Provincia e Comune di Casei». Perché solo adesso ci si oppone alla centrale? In via Emilia 39, i 22 aspettano una risposta

Tra due settimane il Comune di Casei Gerola vincolerà a industriale il terreno nel nuovo Pgt
Il «no» della Lega contro tutti
La motivazione di Ciocca: «Preoccupa il nome di Giuseppe Grossi»

FABRIZIO MERLI


CASEI. E’ la giusta battaglia della Lega Nord in difesa del territorio e dell’ambiente? E’ la resa dei conti tra una parte del Carroccio e l’entourage di Giancarlo Abelli? O è una questione di “concorrenza” in vista del potenziamento dell’impianto di Torremenapace? Gli interrogativi dietro alla vicenda della contestata centrale a biomasse di Casei Gerola sono tanti. Tra le poche certezze, invece, il fatto che gli oltre 400.000 metri quadrati sui quali sorgeva lo zuccherificio non ospiteranno nè un outlet nè altre inziative commerciali. Il Comune di Casei porterà in approvazione il Piano di governo del territorio il prossimo 21 ottobre. Dentro, sta scritto nero su bianco che l’area avrà destinazione industriale.
 Molto meno chiaro, il futuro della centrale contro la quale si è mobilitata la Lega Nord. Il consigliere regionale della Lega, Angelo Ciocca, svela che dietro al «no» del Carroccio ci sono anche un nome e un cognome: «Oltre a essere illogico non collocare la riconversione sulle ceneri dell’ex zuccherificio, impensierisce sapere che dietro al piano per la centrale elettrica a sorgo tra Casei, Silvano e Voghera spunti ancora il nome di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche ambientali, che è diventato l’uomo chiave dell’inchiesta giudiziaria sul recupero del quartiere Montecity-Santa Giulia di Milano». Un’inchiesta delicata che ha visto coinvolta anche la moglie del deputato Pdl Giancarlo Abelli, Rosanna Gariboldi, che ha poi patteggiato. Si agitano, intanto, anche gli esponenti della politica locale. L’ex sindaco di Casei, Giancarlo Foschi, che aveva aperto la strada a un outlet sulle ceneri dell’ex zuccherificio di Casei, oggi attacca il suo successore, Ezio Stella: «Il Comune non ha fatto niente per facilitare la riconversione. Nulla di fatto per l’industria e zero per i lavoratori. Non si sta alla finestra per poi lamentarsi quando è tardi. Hanno cancellato la mia delibera per l’outlet, ora cos’hanno raggiunto?».
 L’attuale sindaco di Casei, Ezio Stella, annuncia invece di avere appena chiesto all’assessore regionale (leghista) all’agricoltura, Giulio De Capitani, la convocazione del comitato di riconversione, unico luogo istituzionale nel quale discutere il tema-centrale. E il consigliere regionale del Pd, Giuseppe Villani, rincara la dose: «Non abbiamo capito il senso della riunione da De Capitani. C’erano alcuni esponenti istituzionali, ma ne mancavano altri. Non è stato un incontro formale; ma da un’iniziativa del genere possono scaturire decisioni?».
 In effetti l’assessore ha raccolto la «contrarietà del territorio» espressa da esponenti del suo stesso movimento. Circostanza che apre la strada a interpretazioni multiple. Da sinistra si ipotizza che Ciocca stia proseguendo nella sua battaglia anti-abelliana e che abbia trovato una saldatura con il Carroccio vogherese, che già controlla Asm e penserebbe a un raddoppio della centrale, già esistente, di Torremenapace. Da sinistra ci si chiede perchè il Partito democratico difenda con tanta veemenza venti posti di lavoro, a fronte di situazioni di crisi ben più gravi. In mezzo, il dramma dei lavoratori. E Donatella Lotzniker (Cgil) puntualizza: «I lavoratori sono vittime di pregiudizi infondati, tanto infondati che inducono a chiedersi che cosa nascondano». «Concordo con il sindaco di Casei che chiede la convocazione urgente del Comitato di indirizzo». Nel frattempo, da Roma, Mario Resca, che in qualità di presidente di Finbieticola vendette l’area dell’ex zuccherificio a “Iniziative Oltrepo” di Giuseppe Grossi, spiega: «Quella di Casei è una grande opportunità, non so quale strana agenda abbia la politica». (ha collaborato Emanuele Bottiroli)

La riunione con i sindaci al Parco del Ticino
Oggi l’assemblea per discutere dei tagli ai fondi

 PAVIA. Questa sera al Parco del Ticino non si parlerà solo della questione dello scolmatore. In gioco c’è anche l’autonomia dell’ente e i bilanci legati ai tagli dei trasferimenti statali e regionali.
 «E’ fondamentale non togliere le funzioni e le mansioni specifiche del Parco - dicono i sindaci - Importante perchè altrimenti sarebbe difficile da gestire, non c’è sufficiente personale che possa occuparsene. Se si tolgono fondi, c’è il rischio di forte diminuzione delle attività del Parco. La preoccupazione e che il territorio sia snaturato e i Comuni non possiedono le capacità tecniche ne le competenze specifiche per far fronte al caso: questo sarebbe un problema non indifferente».
 Temi caldi sullo sfondo di un progetto milanese che preoccupa. (f. g.)


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